Madre di Mia Madre è un progetto che si ispira ad uno spaccato di vita reale di una figlia con una madre anziana di cui prendersi cura, è diventata lei figlia, la madre di sua madre.
Eguaglia la situazione di molte famiglie, con tutte le problematiche connesse alla gestione dei propri genitori che si stanno avvicinando alla soglia denominata “Terza Età”.
Conosciamo queste dinamiche e forse non abbiamo la ricetta per risolverle tutte con un colpo di spugna, ma possiamo dire che abbiamo trovato e provato un sistema efficace, per non dire più sono diventata "Mamma di Mia Madre".
Gli anziani stanno meglio e costano meno se continuano a vivere in casa piuttosto che in istituto, se fanno la loro vita regolarmente e possono uscire, passeggiare.
E’ necessario però che si sentano tranquilli.
Sono l’ambiente, il luogo, la città che si devono adeguare agli anziani.
Anche le nazioni del Nord-Europa, ove il welfare è da sempre all’avanguardia, stanno sperimentando o meglio stanno applicando nuove modalità di assistenza simili al nostro progetto; infatti, è in fase di abbandono il ricorso a modelli vecchi quali: grossi istituti, grossi ospizi con tanto personale e tanta burocrazia... I costi ormai sono diventati insostenibili anche nelle nazioni che hanno fatto dell’assistenza sociale il loro marchio di valore.
L’idea di abbandonare il ricorso alle residenze collettive permanenti, anche se evidentemente non in modo assoluto, deve essere perseguita con determinazione, non solo per la riduzione di costi, ma proprio per migliorare complessivamente la qualità della vita.
Consolidato è ormai il concetto che i bisogni socio-sanitari debbano essere affrontati negli “ambienti di vita” delle persone in difficoltà ed in particolare per quanto riguarda l’anziano.
Il sistema deve reggersi su una serie di interventi tra di loro concatenati, creando la cosiddetta Comunità.
L’insieme dei servizi deve muoversi in modo coordinato, attraverso precise scelte politiche, sociali, sanitarie e assistenziali, privilegiando in particolare lo sviluppo dei servizi domiciliari, dei servizi diurni e dei servizi comunitari.
Sul tema della terza età si sofferma anche più volte Papa Francesco, proponiamo
alcuni suoi pensieri, che rispecchiano anche i nostri.
"L'affetto è la medicina più grande per noi anziani, ma mai scartare un anziano, anche se questa società quello che non è utile lo butta, società dell'usa e getta"
Sono sempre stata fiera della mia autonomia, ma da un po’ non è più come prima, soprattutto quando penso al mio futuro. Sono ancora autosufficiente, ma fino a quando?
Tra me e me m’accorgo che i gesti diventano giorno per giorno un po’ meno disinvolti, anche se mi dicono ancora: “Fossi io come lei alla sua età..”. Uscire per la spesa e tenere la casa mi fa una fatica crescente.
E allora penso: “Quale sarà il mio futuro?”. Quando ero giovane la risposta era semplice:
con tua figlia, col genero, con i nipoti, ma adesso come si fa, con le case piccole e le famiglie in cui lavorano tutti?
Allora anche adesso la risposta è semplice: l’istituto.
E’ martellante, lo dicono tutti, però tutti sanno anche, e non lo dicono, che nessuno vorrebbe lasciare la sua casa per andare a vivere in un istituto.
Sento spesso in giro chi dice: “L’abbiamo messo in un bell’istituto, per il suo bene”. Magari sono sinceri, ma loro non ci vivono. Non è neppure un “male minore”, ma necessario.
Però non credo proprio che sia un istituto la risposta a chi sta un po’ male e, soprattutto sta solo.
Ritrovarsi a vivere all’improvviso con persone estranee, non volute e non scelte è davvero un modo per vincere la solitudine?
So bene come si vive in Istituto. Succede che vuoi riposare e non ci riesci perché non supporti il rumore degli altri, i colpi di tosse, le abitudini diverse dalle tue. Si dice che da vecchi si diventa esagerati.
Quello che è peggio è che non si può decidere quasi niente: quando alzarsi e quando restare a letto, quando accendere e quando spegnere la luce, quando e cosa mangiare.
E poi, quando uno è più anziano (ed è più imbarazzato perché si sente meno bello di una volta), è costretto ad avere tutto in comune: malattia, debolezze fisiche, dolore, senza nessuna intimità e nessun pudore.
C’è chi dice che in Istituto “hai tutto senza pesare su nessuno”. Ma non è vero. Non si ha tutto e non è l’unico modo per non dare fastidio ai propri cari.
Un’alternativa ci sarebbe: Poter stare a casa con un po’ di assistenza e, quando si sta peggio o ci si ammala, poter essere aiutati a casa per quel tempo che serve.
E non è vero che tutto questo costa troppo. Questi servizi costano tre o quattro volte meno di un mio eventuale ricovero in una lungodegenza o in un istituto. All’estero mi dicono che è diverso. Qui da noi, invece, succede che finisci in un istituto e che nemmeno l’hai deciso tu.
Non capisco perché si rispettava le volontà di un testamento e invece non si viene ascoltati da vivi se non si vuole andare in un istituto.
Quello che desidero per il mio futuro è la libertà di poter scegliere se vivere gli ultimi anni della mia vita a casa o in un istituto. Oggi questa libertà non ce l’ho.
Aiutate me e tutti gli anziani a restare a casa e a morire fra le proprie cose. Forse vivrò di più, sicuramente vivrò meglio.
Maria